Di recente mi sono cimentata nella realizzazione di alcuni cappelli di paglia (campagnola bella style) rivisitati in chiave “bolognese” .
Mentre li modellavo pensavo a mio nonno Giovanni che, quando lavorava nel campo, portava sempre dei cappelli in fibra di grano intrecciata, per proteggersi dal sole.
L’ orto veniva una bellezza.
La forma è molto semplice, una cloche anni ‘20 con tesa dritta e abbastanza rigida. Come direbbe la Patty, “un Pamela”.
Tra i materiali ho usato cappelline in grano e in erba. Le seconde in colore naturale e in versione “action painting” con colore acrilico.
E su alcuni ho aggiunto la scritta “bolognese”. Una parola che per me è pazzesca, virale, riconoscibile in qualsiasi parte di questo mondo e a cui vorrei dare la giustizia che merita, sdoganandola da quei maledetti spaghetti bolognese che esistono dappertutto tranne che a Bologna, per l’appunto.
E chi lo sa, magari presto arriveranno anche “tortellini” e “lasagne”.
Ma se qualcuno ha idee su varianti specifiche se ne può parlare.
Si ringraziano:
Momonì: Abito floreale e camicia lavanda
Abacanto home: borsina rete arance
Ph: Matteo Rossi
Mua Fulette Fulette (Fulvia Stracciari)
Hairstyle Isadi
Scarpe Liceo Modisteria